Una passione improntata,  non all’arma in quanto tale ma alla sua foggia, ai lavori di forgiatura e di finitura che ne fanno un’opera d’arte più che un coltello.

Mi soffermo un attimo sul  caro ricordo di mio padre, che mi regalò il primo coltellino a serramanico all’eta di 14 anni per andare in campagna alla ricerca di funghi.  Papà inconsapevole della mia passione forse non realizzo di avermi fatto un regalo stupendo:  era una “pattadese” che imparai ad adoperare con maestria.

Ma la passione covata per anni sotto la cenere ebbe la sua prima timida fiammella nel 1997.

L’occasione mi fu data dal ritrovamento casuale  di un paio di corna di muflone nell’isola della Asinara. Conobbi un coltellinaio hobbista che in cambio delle corna mi fece un coltello  e mi spiegò qualche trucco.

Istintivamente  mi feci regalare un pezzo d’acciaio e un pezzo d’ottone  e con poca  attrezzatura, solo una lima , una morsa da banco e carta vetro realizzai il mio primo coltello, di fattura incerta ma già significativo della volontà di continuare a creare coltelli.

Cominciai cosi il mio percorso da coltellinaio hobbista con un attento studio dei coltelli realizzati dai maestri coltellinai, tentando di carpirne i segreti, e letteralmente attratto dai disegni che le lame in damasco proponevano, frutto dell’inventiva e della tecnica di ogni coltellinaio.

Da alcuni anni nel tempo libero lavoro l'acciaio martellando alcuni pezzi che sapientemente mescolati tra loro, grazie alla frequentazione del corso forgiatura del damasco organizzato da Franco Piredda, Paolo Calaresu e Antonio Pinna  realizzo delle lame in damasco che, per tenacità, filo sulla lama e i disegni, sono da considerarsi a tutti gli effetti pezzi unici.

La produzione è interamente artigianale e le lame create rispettano le forme tipicamente sarde, ma questo non m'impedisce di studiare altre forme, altre mescole e altre chiusure particolari molto interessanti  realizzate da coltellinai di fama mondiale. La somma della conoscenza porta un arricchimento culturale che trova il suo naturale sbocco nella creazione di altri coltelli innovativi che integreranno presto il campionario prodotto.

 Anche a Gesturi, mio paese natale, come in tutti i paesi della Sardegna, si è sempre avuto un forte legame con il coltello essendo un paese  che vive prevalentemente di pastorizia, seppure non possa vantare una tradizione certificata come altri luoghi. Legare la storia del coltello alle tecnica di forgiatura e alle finiture con materiali di pregio è diventata una mia caratteristica. E di qui la produzione dell’acciaio Damasco e finiture in avorio fossile, radica, madreperla o corno di montone ecc. conferiscono ai coltelli una fattura pregevole che ne fanno oggetti di collezione.

Realizzare un coltello che in qualche modo si riconosce geograficamente tra quelli prodotti a Gesturi era un desiderio e un obiettivo.

Il coltello che realizzo nasce da una attenta ricerca tra gli anziani e i fabbri del posto. Anche se Gesturi non può vantare una forma o un disegno particolare come in altri paesi della Sardegna. I fabbri costruivano i coltelli ispirandosi ai vicini arburesi e le gia famose pattadesi, ma comunque sempre diversi perché venivano costruiti in base alle esigenze dei singoli. Dalle indicazioni apprese dagli anziani, a Gesturi si usava  un coltello a serramanico snello, simile alla pattadese ma con la lama più panciuta e il manico più curvo senza anima e senza anello e in corno di capra. Da quei racconti presi lo spunto per costruire  qualcosa di simile, seguito dai consigli di alcuni anziani, con dei buoni risultati.

Oggi continuo  a costruire quel tipico coltello Gesturese, ma con i materiali e Acciai di oggi, esaltandone l’estetica e le capacità di taglio e timbrandolo con il nome Sa Jara  come l’altopiano che da sempre  è una risorsa per tutti gli abitanti ... anche grazie ai coltelli